20 febbraio 2008

SAPETE, IO MI CANDIDO...!!!



E dire che lo slogan l’aveva lanciato Daniela Santanchè quando aveva cominciato a litigare con Gianfranco Fini sulle “palle di velluto” degli uomini di Alleanza nazionale e su tutta quella maschia roba là: “Io ballo da sola”. Quando si dice il sesto senso femminile. Adesso tutti ballano e corrono da soli. Da soli o, come ha precisato Walter Veltroni, “liberi” di, da e fra ma con le debite eccezioni radicali (che loro rompono sempre le palle). Da soli oppure in ammucchiata rivista e corretta, come farà Silvio Berlusconi che ha imbarcato il figliol prodigo Gianfranco Fini con tutto il suo partito (quello del velluto e della fu fiamma), una manciata di gente solitamente solista o trasformista e la Lega federata – i “padani” ballano sempre da soli anche se all’ombra del Capo. Da soli, ma non in solitudine, come ha annunciato Clemente Mastella, che comincia a scontare i problemi familiar-politici-giudiziari dell’Udeur e dunque ha annunciato: “Vogliamo correre da soli, ma non in solitudine: vogliamo con noi i cattolici inquieti rispetto alla normalizzazione che si sta tentando di fare della politica”.
Che cosa vorrà dire correre da soli ma non in solitudine? E quanta inquietudine ci sarà nell’animo turbato di Mastella? L’ex ministro della Giustizia voleva dire che saranno in tanti a presentarsi con i galloni dell’aspirante premier, perché il sistema partitico è esploso, o voleva forse lanciare un semplice rebus, nella speranza che qualcuno gli getti una scialuppa di salvataggio mentre il resto della ciurma ceppaloniana si dà a gambe? “Vogliamo correre da soli ma non in solitudine. Vogliamo correre in compagnia ma non in comitiva. Vogliamo parlare ma senza profferir parola. Vogliamo fidanzarci ma senza accoppiarci. Vogliamo sposarci ma senza scambiarci le fedi”. Chissà. E poi correrà in solitudine, dopo un travaglio spirituale degno di nota e non senza qualche rimpianto, il c’entrista Pierferdinando Casini che finalmente ha rotto gli indugi e ha proclamato con l’orgoglio dell’amante ferito: “Le bandiere si sciolgono per chi ha qualcosa da far dimenticare o di cui vergognarsi, o per chi ha convinzioni fondate solo sull’opportunismo. Le nostre le possiamo dispiegare al vento per costruire insieme a tanti un’Italia migliore”. Tiè a Silvio e a Gianfranco. Tutto questo per dire che lui, con la sua storia che viene da lontano, da sopra e da sotto e da oltre(Tevere) della sua persona, non vuole sciogliersi nel Partito del popolo della libertà di Silvio che adesso è “populista e demagogico”.
Tutto questo per rivendicare la purezza e il candore e la suprema causa morale, perché “non tutti in Italia sono in vendita”. Sarà bene seguire la campagna elettorale da aspirante premier del Pierferdinando nazionale e vedere la sua personale declinazione dell’Italia “migliore”, a partire non casualmente dal futuro elettorale di Salvatore Cuffaro. E correrà da sola la Cosa Rossa, che in realtà si chiama La Sinistra L’Arcobaleno e rivendica di essere l’unica Sinistra rimasta in Italia anche se, a guardare oltre il glamour di Bertinotti, poteva pure osare e buttare là la candidatura di uno come Nichi Vendola, giusto per rinnovarsi un po’ e vedere se qualcuno fa il miracolo di zittire Alfonso Pecoraro Scanio, Oliviero Diliberto o Francesco Caruso. E ballerà da sola Daniela Santanchè, che è diventata la nuova musa dei neofasci. E forse correrà da solo Giuliano Ferrara, che non pago di aver scatenato un putiferio con la sua crociata etica contro l’aborto, ha pure l’ardire di dichiarare che la televisione è “antiveritativa” e che sulla vita umana vale solo “la solitaria e pubblica ricerca della verità”, sottinteso quella da lui cercata, “senza fanatismo” (sic!) trovata e imposta a tutte le donne d’Italia.
E nessuna che senza essere accusata di “femminismo” gli possa dire che lui è un uomo e che all’ultimo miglio deve solo ritrarsi e fermarsi e chiudere la bocca perché la decisione e il corpo sono quelli dolenti di una donna. Forse Ferrara sarà addirittura candidato a sindaco di Roma insieme a Rutelli e a Storace. Ci sarà da prenotare un posto in prima fila per il primo faccia a faccia elettorale post-veltroniano e capitolino. Per tutti gli altri, siamo già in overdose da salotti televisivi. Ma è quasi un peccato che la campagna elettorale duri solo un paio di mesi scarsi e non un mezzo anno buono. A voler essere cinici, ci sarebbe da divertirsi assai.